domenica 19 settembre 2010

Il viaggio di K verso i Balcani...

Sarebbe fantastico vivere in un paese in cui il sistema mediatico non fosse solo un gigantesco carrozzone ingolfato esclusivamente dalle reiterate, squallide beghe di questo o quel partito di morti viventi ma un apparato interessato ad occuparsi invece dello straordinario fermento culturale che nascosta- mente - e grazie a dio ininterrottamente - agita gli scantinati della penisola, aggregando in lungo e in largo migliaia di giovani teste alla ricerca d'una voce propria, qualcosa che magari le flotte di riviste patinate che oggi soffocano le edicole si ritroveranno prima o poi costretti a menzionare solo perché l'incessante passaparola tra gli adepti nonché la medesima forza d'urto di questa sotterranea "onda anomala" sarà intanto diventata (ci auguriamo al più presto) incontenibile. A questo milieu scarsamente pubblicizzato guarda, senza ombra di dubbio, la piccola ma combattiva realtà editoriale di Lupo Editore, che da Copertino - Salento estremo, terra di sole, di mare e di ientu - , da qualche anno cerca di intercettare con coraggio e caparbietà le nuove pulsioni e gli ansiti d'innovazione di un popolo che nonostante il tripudio di «velone» sullo schermo e le pile dell'ultimo tomo di Vespa a presidiare le vetrine d'ogni libreria dello Stivale, vive, respira e lotta insieme a noi. Tutto questo per dire che in mezzo allo sterminato mare magnum di editori che non hanno accesso al grande pubblico s'incontra fortunatamente un sacco di roba interessante e K.O., romanzo d'esordio di Mauro Chefa, è sicuramente un'opera degna di molta più attenzione di quella che i Marzulli nostrani stanno tributandogli poiché rivela una voce sincera e appassionata, capace di commistionare il diario di viaggio al racconto noir con notevole abilità espressiva.
Il protagonista del libro (sorta di contemporaneo hobo, con una storia di autismo e dislessia segnata da un padre comunista che picchiava a sangue la madre) ha per nome solo una lettera, K, e nel lungo viaggio che da Rimini lo porta nei Paesi baltici (passando per Milano, Stoccolma, Helsinki, Tallin, Riga, Vilnius e Berlino), questi si affida a suggestioni provenienti da incontri e paesaggi per scandire il proprio percorso interiore. Scorrono tra le righe ricordi agrodolci, talvolta un po' sbruffoni, legati ad un'infanzia pugliese durissima consumata ai margini della malavita locale, tra le decine di personaggi di spicco di una Sacra Corona Unita percepita come scontato costrutto sociale. Poi viene l'esperienza tra gli ultrà fascisti, con tutto il retaggio di violenza estrema e immotivata a far da corollario in una dichiarata quanto ingenua ribellione all'ideologia paterna. Sino all'arrivo, dove forse il protagonista saprà perdonarsi (per perdonare). In mezzo a questo fluire ora nostalgico ora dissennato, la voce di Chefa riesce a toccare nervi scoperti, facendosi abbonare le numerose - ma nel complesso ininfluenti - concessioni ad un facile maledettismo, e premiando il lettore che lo accompagnerà sino alla fine del viaggio con un senso di sazietà perturbante, qualcosa di molto simile alla consapevolezza (volatile, ahinoi, ché all'arte non si può chiedere certezze:-) di aver sfiorato il nocciolo più cupo e doloroso sul quale la vita (tutte le vite, non solo quella di K) si abbarbica in periglioso squilibrio.

K.O. - Mauro Chefa (Ed. Lupo)

2 commenti:

luciano pagano ha detto...

come sempre lucido e puntualissimo, complimenti!
a presto
L.

sartoris ha detto...

grazie a te della visita, Luciano :-)