venerdì 27 marzo 2009

Pronti a morire...

Agghindata grossomodo alla maniera degli stranieri letali e sornioni di Eastwood, giunge in una cittadella dimenticata da Dio una cazzutissima pistolera (è Sharon Stone) decisa a vendicare la morte del padre sceriffo. Nel paese chiamato Redemption c’è gran fermento in occasione dell’annuale sfida bandita dal tiranno locale Herod (Gene Hackman), una gara di tiro che prevede l’eliminazione tra i contendenti e che vede sfilare figuri come un ex brigante pentito al punto da diventare predicatore (Russell Crowe dal girovita ancora sotto controllo), il figlio snobbato del feudatario (un Leonardo DiCaprio giovanissimo) che si fa impallinare dal padre per conquistarne la stima, un pellerossa presunto invulnerabile, un sicario nero spregiudicato, un abile giocatore e numerosi altri personaggi grotteschi e molto, molto fumettosi. L’orologio scandisce implacabile l’ora e sulla via principale i due rivali di turno sparano per uccidere. A chi resta a terra un solo destino: l'abbandono nelle grinfie degli sciacalli che deprederanno il cadavere di tutto, persino dei denti d'oro.
Introiettato Sergio Leone sino allo spasimo, l’eclettico Sam Raimi realizza nel 1995 questo gioiellino western che di fatto è «una sparatoria lunga un film». The Quick and the Dead (questo l’originale titolo che si discosta un bel po’ da quello italiano: Pronti a morire. Faceva così schifo Lo svelto e il morto?) è un carrozzone spumeggiante, pieno di enfasi volutamente divertita, che amplifica la tensione dei duelli degli spaghetti-western sino a farne la cifra stilistica predominante. Divertimento assicurato, quindi, nelle immagini che scandiscono a ritmo forsennato tutti i simboli della messinscena del genere, abilmente assemblati dal montatore Pietro Scalia: dalle armi intarsiate agli speroni scintillanti, dalle casse da morto alla stella dorata dello sceriffo. La Stone convince per la grinta altera con cui accompagna il suo splendore nel bel mezzo della gragnola di colpi; ma è nel suo confronto con un Hackman al solito spietato, ruvido e autorevolissimo che risiede il vero punto di forza della pellicola. 

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